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Corallo Lobster Bar, ovvero del lobster roll che dal Maine arriva a Milano

Corallo-Food-Hall-Rinascente

Si può sentire a Milano il profumo del mare assaporando un lobster roll? Sì, da quando ha aperto il Lobster Bar Corallo, al settimo piano de La Rinascente. Alla cena-degustazione per stampa e blogger è andata Raffaella Amoroso, blogger inviata per Lifeandthecity.it e qui ci racconta la sua esperienza.

E’ giusto che lo sappiate: vi verrà una incredibile voglia di astice e crostacei.

Un paio di mesi fa, arrivata a New York casa dell’amico che mi ha ospitato, sono stata messa di fronte alla cosa che, secondo lui, avrei dovuto sicuramente fare nei miei successivi otto giorni di permanenza in città: mangiare un lobster roll perché, cito testualmente, “quello, in Italia, non lo trovi di sicuro”. Detto, fatto. Il primo panino burrosissimo ripieno di polpa di astice della mia vita è stato una goduria senza pari.

Di ritorno dal mio viaggio credo di aver detto a chiunque mi chiedesse come fosse andata quanto mi sarebbe piaciuto mangiare (ancora) un lobster roll.

lobster_roll

Dovrei credere di più a quel fenomeno per cui se desideri tanto qualcosa, quel qualcosa, poi, succede davvero. Perché martedì sera, uscita dall’ufficio, preso un tram e poi un ascensore per sette piani, un lobster roll, migliore di quello newyorkese, sono riuscita a divorarlo sul serio.

Seduta in uno dei ventiquattro posti del Corallo, il lobster bar che ha aperto alla fine di febbraio al settimo-foodie-piano della Rinascente di Milano, mi sono goduta un viaggio estatico, fatto di sapori che dal Maine sono approdati in Italia, contaminando la nostra tradizione e facendosi (ben) contaminare a loro volta.

Alle pareti del locale, ricavato in quella che fino a poco tempo fa era una piccola vineria, ci sono le ceramiche di Solimene, direttamente da Vietri. Se come me siete amanti del genere rimarrete estasiati anche perché alcuni dei pezzi esposti sono stati realizzati appositamente per il Corallo.

CORALLO_lobster_bar_milano_rinascente

La piccola e affollatissima cucina si affaccia su un bancone in marmo che ospita un massimo di 6 coperti. Intorno trovate intimi tavolini da due posti e un paio da quattro, comprensivi di altrettante panche foderate con morbidi cuscini blu.

La cena alla quale ho partecipato mi ha permesso di assaggiare le specialità della casa, tutte a base di astice e crostacei.

catalana

Dalla catalana di gamberi rossi a crudo, siamo passati al già citato e osannato panino all’astice servito con, a parte, scaglie di grana e insalata (che io non ho aggiunto: a ripensarci ora me ne pento moltissimo… toccherà ritornarci!), abbiamo proseguito con le linguine all’astice (che pare siano il piatto più richiesto visto il massiccio passaggio di stranieri tra i tavoli del ristorante) e abbiamo urlato vittoria assaporando quello che, senza dubbio alcuno, posso definire il piatto più buono assaggiato negli ultimi anni.

surf_and_turf

Negli USA lo chiamano surf and turf (dove surf indica la componente ‘marina’ della ricetta, mentre ‘turf’ quella carnivora), al Corallo l’hanno invece ribattezzato burger di chianina e gamberi rossi servito in un panino al nero di seppia e accompagnato da cheddar e bacon. Spiegare il gusto di qualcosa è sempre molto complicato, ma provate a pensare a due sapori che mai avreste accostato (quante volte vi capita di mangiare del manzo con i gamberi?) e trovarli non solo perfettamente combinati, ma addirittura esaltati nelle loro caratteristiche.

linguine_astice

Qualche altra nota di merito: acqua, vino e bevande (dalla limonata del Tigullio alla birra emiliana) sono al 100% made in Italy. La pasta, trafilata al bronzo, è quella di Gragnano e tutti i piatti serviti, dalle insalate ai dolci (consiglio la coda di aragostina, ovvero una sfogliatella napoletana ripiena di crema pasticcera) uniscono magistralmente i sapori del Maine con la tradizione di casa nostra, ospitalità e amore per il racconto compresi.

Dove: Corallo Lobster Bar
c/o la Rinascente Duomo
Via Santa Radegonda, 3
Milano tel. 028852460
www.corallolobsterbar.it

Articolo a cura di: Raffaella Amoroso Thecolouredsauce.com


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