Mum & The City

I primi tre mesi, le coliche, le notti insonni…tranquille, tutto passa

Ho partorito con immensa gioia ed egual dolore Viola circa 6 anni fa.

Una minuscola creatura perfettamente sana, ma assai sottopeso.

Dopo qualche giorno di ospedale per portarla ad un peso decente, siamo tornate a casa, pronte ad affrontare la nostra avventura.

In quei giorni di ospedale, salvo fare i conti con l’assenza di latte e l’incuria con cui è stato trattato il mio stato psicofisico, devo dire che il frutto del ventre mio è stata la bambina ideale.

Ritmi sonno-veglia PERFETTI.

Mi dicevo: vai, adesso vado a casa e Tracy Hogg mi spiccia casa.

Avevo letto con avidità il manuale sul linguaggio dei neonati perchè volevo essere consapevole e pronta. Non ho letto tutto lo scibile, ho scelto poche cose e quel libro sembrava fatto apposta per me, maniaca del controllo e dell’organizzazione.

Ad ogni dubbio c’era una risposta, ad ogni difficoltà proposta una soluzione e non dico che sembrasse facile, ma forniva un metodo per poter affrontare le situazioni con lucidità.

Quindi, tornando indietro, sono entrata in casa quel mattino di ottobre e ho mostrato a Viola tutto l’ambiente, la luce era soffusa, parlavo con lei di quello che sarebbe diventato il suo spazio e lei sembrava arresa e docile. Il primo pasto è stato un successo e così il primo pisolino…

Poi sono arrivate le 5 del pomeriggio e mia figlia si è trasformata in una creatura diabolica.

Tracy Hogg non parlava di follia neonatale, non parlava di bambini strepitanti e arrabbiati.

No Tracy , questo non me lo doveva fare.

Ho imparato subito che quello era un pianto nuovo: non era sonno, non era noia, non era bisogno di conforto e non era fame.

QUELLO ERA DOLORE.

Un urlo di disperazione che ti entra nel cervello, nelle sinapsi e anche nel cuore.

Non facevo che ripetermi: e ora che faccio?? Non l’avrò mica rotta?

No signore mie, non era rotta, era solo piena di bolle d’aria nella pancia.

Più bolle che pancia probabilmente.

Poi da qualche parte nella mia memoria ha fatto capolino la seguente frase: dopo i primi 10 giorni di vita possono apparire le prime coliche gassose.

Io scioccamente avevo pensato che quel POSSONO, esprimesse un’eventualità che non doveva capitare proprio a me. E invece…

Siccome non avevo istruzioni in merito ed ero uscita dall’ospedale da tipo 5 minuti, sono tornata indietro e ho avuto la conferma che mia figlia era così piena d’aria che poteva volare!

In ospedale mi hanno detto che avrei dovuto farle il sondino e avrei dovuto correggerle il latte con le gocce per il meteorismo (oltre che cambiarle il latte in polvere e acquistarlo direttamente da Chanel).

Non mi hanno fatto vedere come fare, mi hanno solo regalato la prima sonda e detto: ora tocca a te!

Non vi sto a spiegare il meccanismo (che è assai intuitivo), ma quello che posso dire è che non è stato la cura, ma semplicemente un aiuto ad affrontare quel momento che poteva durare 3 mesi.

E quindi se poteva durare 3 mesi, è durato esattamente 2 mesi e 10 giorni.

Gli altri sistemi utilizzati sono stati gli squat con lei in braccio, in pratica facendola scendere verso il basso avrei dovuto agevolare l’uscita dell’aria, ma funzionava una volta su 15 e i miei quadricipiti hanno ringraziato.

La fase diurna della questione era gestibile, pesante, ma gestibile.

Ma di notte??

Mia figlia di notte non ne voleva sapere di staccarsi da me e non voleva cambiare posizione perchè appena veniva adagiata nella sua meravigliosa carrozzina a pancia in su, pareva essere posseduta.

A nulla sono valsi tutti gli stratagemmi da manuale: oggetti transizionali, maglietta materna puzzolente, riduttori, contatto fisso con la mano dentro nella carrozzina fino all’informicolamento. NIENTE.

Con due borse infinite sotto gli occhi, sono andata al consultorio e l’ostetrica, dopo avermi detto tutto quello che già sapevo ha aggiunto: se la tenga in braccio, ma attenta a non soffocarla e a lasciarla scivolare a pancia in giù.

E quindi sapete come è finita? Io fino al 6 di gennaio ho dormito seduta, con mia figlia addosso e un occhio aperto per controllare che non morisse soffocata dal mio peso.

Mi sono sentita dire di tutto: devi abituarla, poi se inizi così non te la togli più di dosso, lasciala piangere, non pensavi mica fosse facile, pensavi di avere una bambola o una bambina??

Ecco.

Forse in tutta questa situazione difficile, avrei gradito solo una pacca sulla spalla e un commento carino, avrei gradito che qualcuno mi dicesse quello che andrò a dire a voi:

siete le mamme, avete ragione (quasi sempre). L’istinto funziona, ve lo infilano quando buttate fuori la placenta. Istinto e superpoteri. Voi avete dato la vita e avete tutte le chiavi per risolvere tutto, in barba alle chiacchiere. Non cedete al gioco dell’inadeguatezza (anche se siete con gli ormoni nei capelli e l’umore sotto le ciabatte), VOI CE LA FATE.

– l’unico modo per reggere alle difficoltà dei primi giorni e delle coliche è la certezza matematica che TUTTO PASSA.

Io mi vedevo spiaccicata sotto una bambina di 18 chili e lunga un metro e 20 e invece quel 6 gennaio mia figlia ha iniziato a dormire da sola, nella carrozzina e poi nella sua stanza, senza più fare un plissè.

-Mentre ci siete dentro pare insormontabile, ma fidatevi, quando meno ve lo aspettate, tutto cambia e crescono… perchè è quello il punto! Crescere cambia le esigenze e cambia tutto. Per sempre. Anche quando crescere diventa invecchiare.

non siate severe con voi stesse e non pensate all’ideale di madre che avevate in mente. Pensavate di allattare felici, di farli dormire nella loro stanza e di dare loro 5 porzioni di frutta e verdura al giorno? Datevi tempo e vogliatevi bene, ce la farete a far tutto… e se non farete quello, farete altro!

– infine: CI SI ABITUA A TUTTO.

Passavo le notti con una bambina addosso e la mattina mi dicevo anche: beh, dai, qualcosina ho anche dormito…

Articolo a cura di Valentina Repizzi


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